In ricordo di Gianni Vattimo

Può la filosofia dirsi in molti modi, proprio come Aristotele diceva dell’essere? Cosa ne è di essa dopo tutto lo scavo critico verso le ideologie e la distruzione della metafisica? “Dio è morto” è la sentenza pronunciata da Nietzsche sulle soglie del Novecento, che sintetizza però un sentire di gran parte della modernità. Tutta l’esperienza filosofica di Gianni Vattimo, scomparso da pochi giorni, è stata rivolta a questo nodo, la secolarizzazione, e al modo in cui affrontarlo, in sede teorica e in sede pratica. Non, però, come se rappresentasse soltanto l’addio nostalgico e triste ad un fondamento troppo ingombrante, ma come l’opportunità per affidare alla storicità e all’interpretazione il compito di costruire un senso nuovo, solidale e mite per gli uomini. “Pensiero debole” è stato il marchio di una riflessione che per diversi anni ha riscosso straordinaria fortuna in tutto il mondo, di qua e di là dall’oceano, e di cui, non solo per questo, oggi è giusto discutere alla giusta distanza critica.